La tradizione del lavoro a maglia in Italia
La lavorazione a maglia sta vivendo un periodo di rinascita negli ultimi anni, forte di una tradizione molto radicata nella popolazione, insieme a una voglia collettiva di ritornare a una vita più semplice e meno frenetica di quella proposta dalla società moderna. Vi è una proliferazione di corsi sulla materia, chiunque voglia imparare a lavorare a maglia non deve far altro che scegliere tra le decine di offerte disponibili sul mercato.
L’Italia ha sempre avuto una forte influenza sulla lavorazione a maglia, specie nel campo della moda, dove continua a farla da padrone ai giorni nostri. Il Made in Italy è sinonimo di qualità, stile, e creatività. Già nel 1500 la sartoria Italiana era tra le preferite dai sovrani, insieme a quella Spagnola, paese con una delle scuole più importanti per il lavoro a maglia.
Il lavoro a maglia è sempre stato di vitale importanza per l’Italia, non solo in quanto patria della moda sin dalla fine del Medioevo, ma anche in quanto paese esportatore di lana e prodotti derivati da essa.
Sin dal Medioevo, dove l’agricoltura era la principale forma di sostentamento, mentre gli uomini lavoravano nei campi e nell’allevamento del bestiame, le donne sfruttavano la lana delle pecore allevate per creare vestiti per i propri familiari. I servizi di sartoria erano riservati alle classi più abbienti, ed erano proprio le classi più abbienti a sfoggiare le creazioni più colorate e particolari.
L’importanza e la diffusione del lavoro a maglia è dovuto anche al fattore sociale. Negli anni ’30, ’40, e ’50, era normale ritrovarsi in stalla per lavorare tutti insieme, visto che in stalla faceva più caldo che in casa, e lì lavoravano la lana di pecora e creavano calze e maglie lavorate su quattro aghi, discorrendo sulla giornata e sugli avvenimenti dell’epoca.
Negli anni ’60 e ’70 si diffuse tra i militari l’usanza di creare scialli in lana e seta, e in genere li regalavano alle proprie fidanzate, o alle proprie famiglie, questi scialli venivano creati su telai rudimentali, in genere riciclati da cornici di finestre.
L’arte del lavoro a maglia è oggi oggetto di numerose fiere sparse su tutto il territorio nazionale. Particolare attenzione viene riposta il 9 giugno, la giornata mondiale del lavoro a maglia in pubblico, con manifestazioni su tutto il suolo Italiano ed Europeo.
Poche botteghe di maglieria sopravvivono ancora, a questo punto della propria esistenza si preoccupano di fare lavori su misura, puntando a una maggiore qualità e personalizzazione del prodotto per sopravvivere, a differenza di una volta, dove era il volume di vendite a farla da padrone.
Il lavoro a maglia si è così spostato dalla produzione di massa al mercato di lusso, basta fare un giro su Etsy per vedere che oggigiorno gli oggetti lavorati a mano sono visti come più pregiati.
Il ritorno del lavoro a maglia come passatempo di preferenza è stato anche incentivato dal web, i corsi che ho menzionato prima non si tengono solo in prima persona, è sufficiente aprire YouTube o Google e verremo inondati di video su come creare qualsiasi tipo di lavoro.