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La figura tipica del lavoratore a maglia in Italia

Lavorare a maglia è sempre stata considerata un’attività prettamente femminile e, se si escludono gli anni recenti, con la riscoperta dell’arte del lavoro a maglia nelle generazioni meno anziane, la maggior parte delle persone che si occupano del lavoro a maglia sono le donne in età più avanzata.

L’arte del lavorare con qualsiasi tipo di filato è sempre stata prerogativa femminile, sin dai tempi antichi, basti spulciare tra gli antichi miti greci, dove figurano donne come Aracne, trasformata in ragno da Atena per costringerla a tessere per l’eternità, o le Moire, il cui lavoro era di decidere al tempo della nascita la lunghezza della vita dell’infante, per poi tagliare il filo che rappresentava la lunghezza della sua vita.

La storia riconferma la predominanza femminile nel campo del filato. Già a partire dall’antichissima Roma, nel famoso ratto delle Sabine le donne imposero ai Romani che non avrebbero mai dovuto lavorare, salvo per filare la lana. Anche nel medioevo abbiamo una situazione simile, dove l’uomo si occupava di coltivare i campi, mentre la donna, meno avvezza alle attività fisiche, produceva col proprio lavoro gli indumenti per la famiglia.

La diffusione della lavorazione a maglia tra le donne quindi ha radice sia culturali che storiche molto profonde. Per quanto riguarda la generale anzianità della popolazione che si diletta nel lavoro a maglia oggigiorno, altro non è che il risultato dell’abbandono dell’arte a partire dagli anni Sessanta, e solo nei tempi recenti riscoperta. L’età avanzata della popolazione che lavora a maglia è dovuta alla mancanza di ricambio generazionale avvenuta negli ultimi 40 anni nel campo, dovuta alle ragioni spiegate sopra.

I motivi dell’abbandono sono da ricercare nell’evoluzione della società nel dopoguerra: le donne si sono completamente emancipate, non erano più costrette a restare in casa, e hanno quindi potuto permettersi di scegliere attività più consone alle proprie aspirazioni. La lavorazione a maglia è passata così in secondo piano.

Negli anni recenti è avvenuta un’inversione di trend. Si sono moltiplicati i corsi per imparare a lavorare a maglia, e vi si iscrivono persone di ogni sesso ed estrazione sociale, alla ricerca di un hobby che, oltre a essere soddisfacente, ha molti altri lati positivi, e può essere praticato a casa in tutta tranquillità.

È proprio la tranquillità che ha richiamato l’attenzione sul lavoro a maglia. La vita oggigiorno è molto caotica, e non ci fermiamo mai. Tranne quando lavoriamo a maglia, dove il tempo si ferma, e ci concentriamo su qualcosa di tangibile e concreto, e non sull’ultima notifica sul nostro smartphone.

Oltre ai vantaggi psicologici, lavorando a maglia possiamo creare qualcosa di nostro, di cui andare fieri, e che soddisfa i nostri gusti, cosa non sempre ottenibile dalle produzioni industriali.

Lavorare a maglia è ancora visto come un’attività prettamente femminile, ma sempre più persone si stanno aprendo a quest’arte che sembrava essere persa, e che ora sta ritornando in voga. Persone di ogni estrazione sociale si riuniscono per condividere momenti insieme, e imparare un hobby gratificante e ricco di tradizione.

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